Il nuvolo innamorato e la Turchia di Nâzim Hikmet
15/03/2016 Recensioni

di Francesca Ielpo

Nâzim amava la Turchia e il suo volto aspro e arrogante. Bombe, e ancora bombe, flagellano e piegano esistenze innocenti. Nâzim amava la Turchia, la Turchia e il mondo dovrebbero leggere Nâzim.

I suoi versi sono proibiti, sequestrati, distrutti – e i loro fruitori sono puniti nei momenti di tensione – perché considerati offensivi e minacciosi per il regime della Repubblica di Turchia. Si parla dello scrittore Nâzım Hikmet (Salonicco, 1901 – Mosca 1963) e dei divieti, delle censure e degli arresti che la Turchia gli impone, in qualità di rivoluzionario e comunista. Così, si trova costretto a vivere in Russia o a esiliarsi in Europa. Cresciuto in una famiglia di origine turca, nella sua terra non ci può tornare e solo negli occhi della sua donna può vedere i castagneti di Bursa e il Bosforo di Istanbul. Vissuto durante i governati di Kemal Ataturk, Mustafa İnönü e Celal Bayar, spesso immortala le sue parole sui fogli delle prigioni. Anche da qui escono fuori opere come Poesie d’amore, sì proprio d’amore: di Hikmet, infatti, sorprende l’acuto criticismo della realtà in cui vive e l’estenuante fiducia verso la vita e l’umanità (si legga Prima di tutto l’uomo). Criticismo, fiducia e amore: impegno politico, sentimenti primordiali ed esperienze personali sono versi che si accordano e parlano di città straniere, di donne che fanno innamorare e della Turchia, da cui da sempre, lo scrittore, attinge per inspirarsi e ritrovarsi.

Hikmet non sempre scrive in versi. Nel 1962 scrive il romanzo Gran bella cosa è vivere, miei cari. Nella seconda metà degli anni Cinquanta a Mosca raccoglie, in quello che sarà Il Nuvolo innamorato e altre fiabe (Mondadori, pp.156, €9.50, tradotto da Giampiero Bellingeri), gli aneddoti fantastici del suo Paese, precedentemente raccolti dal professore Pertev Boratav.

Nella Prefazione della prima edizione, Nâzim Hikmet scrive:

“La letteratura in ciascuno dei suoi generi, comincia con la fiaba e con la fiaba finisce. Pure, la fiaba si avvicina soprattutto alla poesia. Per via di ritmo, ripetizioni, stringatezza, immaginazione, nostalgia, dramma, tragedia, e trattazione penetrante delle cose e dell’uomo, creazione di oggetti, persone, animali nuovi, unici in natura e nella società, recanti in sé le nostre speranze, paure e gioie profonde e ampie, è certo la fiaba che si avvicina di più alla poesia. […] Le fiabe s’assomigliano tutte, giacché ogni popolo – in modo più lento, più rapido, più raccorciato, più tortuoso – ha attraversato fasi pressappoco simili di sviluppo sociale. […] L’importante è che queste somiglianze avvicinino i popoli; e il mondo delle fiabe, credo, è uno degli ambiti culturali dove il nazionalismo non la spunterà devastante”.

Le fiabe oltrepassano i confini culturali e sociali e congiungono l’umanità, separata da strutture sociali che soffocano e meccanismi politici incivili e disumani: gli stessi di cui lo scrittore è vittima. Ne Il Nuvolo innamorato trascrive e reinventa le fiabe turche. Ma, il folklore e la fantasia sono espedienti per riflettere sulle relazioni e sui comportamenti umani. Si trovano orchi cattivi, re, contadini, figli di re e contadini, principesse e nuvoli innamorati: i buoni e i cattivi delle vita reale che, cercando di portare a termine una missione per ottenere il premio tanto desiderato, si trovano a combattere con chi, solo apparentemente, detiene più forza e potere. Hikmet, come sempre, è propositivo e crede nella giustizia e nella fatica ricompensata. Insomma, nelle fiabe i buoni vincono e contribuiscono alla creazione di un mondo più bello.

Che questa raccolta nasconda un messaggio preciso? Probabilmente sì, e i destinatari sono i turchi, di cui contribuisce a rimettere in moto il motore culturale, che arrugginito dorme e non crea. Hikmet, con i suoi scritti, civilizza e sveglia le menti della sua gente, la stessa che non può averlo con sé. Nâzim Hikmet è il nuvolo (tradotto appositamente al maschile da Giampiero Bellingeri per meglio personificare elementi fiabeschi) che, sacrificando la propria vita, si trasforma in pioggia per far rifiorire il giardino morto della fanciulla Aiscé, di cui amorevolmente si prende cura:

Dormi, mia bella, dormi,

Io ti ho portato il sonno dai giardini,

e verdi son le foglie nei tuoi occhi cinerini.

Dormi, mia bella, dormi

Dormi profondi sonni,

Ninnananna …

Dormi, mia bella, dormi,

Io ti ho portato il sonno dalle stelle,

vellutato, profondo turchino,

Dormi, mia bella, dormi,

che al capezzale vigila il mio cuore,

Ninnananna …

Nelle nove fiabe che compongono il libro, lo scrittore prende per mano i lettori nelle distese verdi e immense dei suoi racconti e li accompagna nella lettura con commenti esplicativi e ironici. Certo, Il Nuvolo innamorato e altre fiabe non rappresenta a 360 gradi Nâzim Hikmet ma è un’ottimo inizio per avvicinarsi alla sua opera, che riterrei fondamentale in questo momento storico. Gli anni in cui ha vissuto non sono così diversi da quelli attuali, dove colpi anti-democratici sono all’ordine del giorno; l’ultimo, avvenuto pochi giorni fa, è la chiusura di Zaman, il principale quotidiano turco di opposizione. La freschezza di un popolo giovane e preparato si arresta davanti a un sistema socio-politico completamente ottuso, le cui complicanze, cinquant’anni fa, erano le piaghe dello scrittore che, dolorante di nostalgia, rabbia e amore, decideva con Il Nuvolo innamorato di ridare voce all’anima folkloristica del suo paese.

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