Lisbona di Pessoa e Tabucchi
25/03/2016 blog

di Alexandra Antunes

Lisbona è la città che ha visto passare due uomini che sarebbero stati legati dalla poesia di uno di loro. Nel novembre del 1935, morì Fernando Pessoa. Trent’anni dopo, Antonio Tabucchi vide per la prima volta l’azzurro del Tago.

Non fu però in Portogallo che scoprì il poeta, ma a Parigi. Il primo contatto con l’opera di Pessoa fu attraverso Tabacaria, una poesia dell’eteronimo Álvaro de Campos. «Centomila cervelli si concepiscono in sogno geni come me»[1] e Tabucchi decise di voler imparare la lingua dello scrittore per poterlo comprendere meglio.

Per il poeta portoghese che creò innumerevoli eteronimi, la sua città ha un’anima. «Lisbona con le sue case / di vari colori»[2] è il punto di partenza di parole lasciate fluire sulla carta. Il «morbido Tago ancestrale e muto / piccola verità dove il cielo si riflette»[3] gli ricorda quello che è stato nel passato – la nostalgia dell’infanzia – e lo accompagna fino alla fine.

Per Tabucchi, Lisbona è stata scenario di romanzi, di storie che ci ha voluto raccontare. Storie che ci mostrano come un italiano si può innamorare di una città che non è la sua. In Sostiene Pereira, vediamo la Lisbona salazarista in tutta la sua forza. In Requiem: un’allucinazione, scritto in portoghese, Tabucchi si incontra con Pessoa in una Lisbona che è già di entrambi.

Se Pessoa ha vissuto una storia d’amore con la sua Ophelinha – anche se alcuni dubitano che il genio sia stato capace di amare –, Tabucchi ha incontrato l’amore in terra lusitana e si è sposato con Maria José de Lancastre, che ha collaborato alle traduzioni dell”opera di Pessoa in italiano. «Sentono / Chi sei: uno straniero»[4], ma l’unione delle due lingue con la stessa radice latina ha fatto sì che Pessoa fosse ancor più conosciuto oltre frontiera.

Mentre Pessoa, tramite Caeiro, diceva che «Non sempre sono uguale in quello che dico e scrivo»[5], Tabucchi sosteneva le sue idee attraverso i suoi scritti, anche se non si è mai considerato uno scrittore professionista. Era attraverso le parole che trovava la libertà.

Nonostante abbia affermato che l’Arte e la Letteratura modificano di poco il mondo, Tabucchi si è lasciato modificare da esse. Si è lasciato innamorare delle parole scritte da qualcuno che molti hanno considerato pazzo, ha voluto comprenderle nel loro senso originale per poi trasformarle nella lingua che abitava il suo cuore.

Se, camminando per Lisbona, ricordiamo Pessoa quando passiamo dal suo eterno riposo nel Mosteiro dos  Jerónimos, ci incontriamo con Tabucchi nella zona dedicata agli artisti del  Cemitério dos Prazeres. «La morte è la curva della strada, / Morire è solo non essere visto»[6], ma questi due scrittori che si sono incontrati per opera del destino – o della Letteratura – continuano ad essere visti da coloro che aprono i loro libri, che rimandano a una vita piena di lettere, in una città che li ha come suoi.

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[1] Tabacaria, Álvaro de Campos.

[2] Lisboa com suas casas, Álvaro de Campos.

[3] Lisbon Revisited (1923), Álvaro de Campos.

[4] Ninguém a outro ama, senão que ama, Ricardo Reis.

[5] O Guardador de Rebanhos, Alberto Caeiro

[6]  A morte é a curva da estrada, Fernando Pessoa.

*L’illustrazione è di Fabio Sironi

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