Giorno 1. Vediamo quanti morti conosci.
22/09/2015 blog

Ho cominciato a scrivere questo post stanotte, in autobus. Poi stamattina, a Firenze, quando ancora il sole doveva sorgere e Venere spuntava chiara dietro il cupolone del Brunelleschi. Pareva un neo in faccia al cielo. L’imperfezione che nobilita la bellezza. Un po’ di pezzi me li perderò, in questo diario. Tra ciò che scrivo e ciò che vorrei scrivere c’è di mezzo lo scarto di un viaggio.

Siamo arrivati a Firenze alle cinque, stamattina. In anticipo, rispetto all’orario stampato sui biglietti. La prima tappa è stata in un McCaffè di fronte la stazione di Santa Maria Novella. Abbiamo subito sfatato il mito dei viaggiatori radical-chic: zaino in spalla, città importanti, mostre, caffè letterari…e McDonald. La nostra prima colazione in viaggio è stata qui: un crocevia di umanità che farebbe gola ai narratori più assetati di storie.
Mentre noi stiamo inaugurando il nostro viaggio con un cornetto burroso, qui c’è gente che porta avanti discorsi cominciati la sera precedente. Che poi, chissà, ci chiediamo Alessia ed io, se anche per loro la scansione del tempo funzioni come per noi e valgano ancora, dunque, le categorie di sera, notte, mattina.

Firenze alle cinque è tutta per noi (e per la nettezza urbana). Un discorso intimo in via di miglioramento, insomma. Da Santa Maria del Fiore a Palazzo Pitti, passando per Ponte Vecchio, possiamo parlare come due che si interroghino del sugo che cuoce in cucina. O di rivoluzioni, anche. Quando si è soli, sogni e pratica si mescolano in un unico discorso. A volte si contaminano nel lessico, anche.
Quando gli Uffizi aprono le porte siamo i primi in fila. Dietro di noi ci sono già un centinaio di persone. Ma noi siamo qui da mezzora, forse più. Io ho già letto cinquanta pagine de La famiglia Karnowski e dico ad Alessia che una volta tanto ho indovinato il libro giusto da portarmi in viaggio.

Mi sorprende il fatto che Goethe nel suo tour abbia dedicato solo 3 ore alla visita di Firenze. Santa Maria del Fiore e i Giardini di Boboli, sono le uniche cose della città che menziona.
Ai giardini di Boboli, io ed Alessia, ci siamo arrivati solo in serata, poco prima della chiusura. Da qui si gode un bel panorama di Firenze e la tentazione di stendersi sui prati è forte. Non dormiamo da ventiquattro ore, ma abbiamo rubato un po’ di sollievo in giro la città. Ricordo che nel primo pomeriggio eravamo di fronte ad un affresco rinascimentale alto sette metri. Questo particolare è tanto nitido nella mia mente tanto quanto il fatto che penso di essermi addormentato subito dopo averlo letto. Siamo rimasti sulle sedie di qualche cappella rinascimentale per ventri/trenta minuti. A dormire.

Ora siamo ai tavoli dell’Antica sosta degli Aldobrandini. Prima di capitare qui abbiamo provato ad organizzare uno Spritz alle Giubbe Rosse, ma le condizioni non si sono rivelate favorevoli – come si suol dire nel lessico affaristico – . Mentre noi tentavamo di vedere foto, carpire informazioni e godere dell’ambiente già frequentato da grandi nomi della letteratura italiana, i camerieri non facevano altro che proporci menù spropositati a prezzi decisamente alti. Ok, ci arrediamo alla prosa dei prosecco economici, ci siamo detti.

Di Firenze ci porteremo dietro una galleria di volti rinascimentali, colti fra le scuole meno conosciute esposte negli Uffizi. E poi: una discesa parallela alle mura esterne dei Giardini di Boboli, un’enoteca sul Lungarno, le sculture di Santa Croce, il portone chiuso della chiesa dove è sepolta Beatrice Portinari perché il prete fa un po’ a testa sua. E le geometrie che le curve del cupolone del Brunelleschi disegna con il cielo. E con i tetti di Firenze.

A Santa Croce, entrando nella gallerie delle lapidi funebri, ci siamo inventati un gioco: facciamo che io seguo tre file di lapidi e tu altre tre. Vince chi incontra il maggior numero di morti illustri.
Alla fine non conoscevamo nessuno dei nomi inscritti sulle lapidi. Ma questo gioco mi ha fatto pensare che alcuni dei ricordi più belli dei nostri viaggi riguardano i cimiteri: Staglieno a Genova, Cemitério dos Prazeres a Lisbona, il Pantheon a Parigi, certi cimiteri nelle periferia della Cappadocia.

Siamo in viaggio, direzione Venezia. Stasera saremo da Domenico. Domani sarà un’altra lunga giornata;

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