Il nostro matrimonio e la letteratura
14/08/2016 blog

di Giuseppe Avigliano

Fra qualche giorno mi sposo. Nel tempo che passa da qui a quel momento – una manciata di giorni, ormai – non faccio altro che confrontarmi con situazioni e personaggi incontrati nei romanzi. Se è vero che nei libri c’è tutto (come è possibile che non ci sia niente) in questo momento più che mai mi sento molto vicino alla natura di un personaggio letterario: attraverso salotti, ricevo pacche sulle spalle, affronto conversazioni, ascolto consigli.

Le persone hanno sempre qualcosa da dire, proprio quando non ci sarebbe nulla da dire. Certi gesti parlano da soli, hanno una loro narrativa silenziosa. Alessia ed io abbiamo meno di trent’anni, viviamo in provincia, nel Sud. Non abbiamo un posto fisso, ma lavoriamo da sempre. Non possiamo vantare voci importanti sul curriculum, ma non abbiamo mai smesso di studiare. Non abbiamo garanzie, conti in banca o libretti postali, ma abbiamo deciso di sposarci.

Matrimoni e Letteratura

È questa la nostra prima piccola ribellione. Smantellare l’istituto borghese, ottocentesco, del matrimonio come affermazione sociale e del matrimonio come ascensore – o sgabello – per risalire le classi di una società che mai come oggi è divisa e piramidale ma ha smarrito il lessico per riconoscerlo. Alla Commedia Umana di Balzac e i suoi salotti, preferiamo gli amori difficili di Calvino, l’amore, uno e anticonformista, di Buzzati.

Ci siamo scelti, capovolgendo le rocambolesche peripezie di Zeno tra le sorelle Malfenti e il cinismo di Leo tra Mariagrazia e Carla ne Gli indifferenti. Abbiamo scelto, inoltre, di sfidare il tempo, tra la titubanza di Pasolini del sonetto 61 e il minuzioso svisceramento dei sentimenti in Javier Marias (e nel suo ultimo gran libro, Così ha inizio il male). Abbiamo dalla nostra parte l’ostinazione di Florentino Ariza, in L’amore ai tempi del colera e le dediche a Luciana nei libri di Sanguineti. Siamo d’accordo con Paolo di Paolo, che la nostra sia una storia quasi solo d’amore e che il peso di quel “quasi” sia tremendamente importante.

Il matrimonio ha tanti cattivi maestri. A cominciare da Dante e Petrarca, che si lasciano ispirare da donne sposate (ovviamente non con loro). D’altra parte tutta la più bella letteratura medievale è fondata su amori adulterini: Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, Lancillotto e Ginevra. E che dire, per arrivare quasi ai nostri tempi, di Lady Chatterley, Madame Bovary e Nora, in Casa di bambola? Il matrimonio, a guardarlo dai libri, pare una faccenda nella quale è meglio non immischiarsi.

D’altra parte, in tutti questi casi, si tratta di matrimoni concordati e non di amore, come quello che lega Musetta e Renzo, in Cronache di poveri amanti di Pratolini.

Matrimoni e Religioni

Alessia crede in Dio. Io no. Se avessimo affrontato questa differenza con la stessa verve immusonita dei talk show propinati dalle televisioni del nostro Paese, non avremmo avuto alcuna possibilità di arrivare all’altare. Al contrario, la pluralità delle nostre idee ha contribuito a instaurare un dialogo ricco e pieno di spunti, una conversazione sulla vita e sul mondo che ci accompagna dai primi giorni, in cui ci scoprivamo timidamente, a tutt’oggi. Lo scarto che ci separa sul piano ideologico è una terra nella quale passeggiamo continuamente, per ridefinire i nostri confini giorno per giorno, con la consapevolezza che le idee, proprio come il corpo, cambiano e si evolvono.

Ci sposeremo in un convento che si staglia a mezz’aria tra i monti e la città in cui viviamo. Padre Ernesto celebrerà un rito misto, e lui stesso ha tradotto dal greco antico le letture che abbiamo scelto. (Francesco d’Assisi, una lettera di Paolo ai Corinzi ed un passo dal Vangelo di Matteo ricco di poesia). La prima volta che lo abbiamo incontrato, padre Ernesto ci ha raccontato di Neruda, della sua scrivania forgiata sul legno di una barca, perché si potesse sentire sempre il rumore del mare. Penso che siamo fortunati a farci accompagnare al matrimonio da lui. E che ci siano corridoi che corrono tra la religione e la poesia, la spiritualità e la ricerca.

Matrimoni e Sogni

“Plastica. Ben, il futuro è nella plastica!”. Lo dice un amico di famiglia al giovane Dustin Hoffman, ne Il Laureato. Riguarda il futuro di Ben.

 Le affinità elettive è stato il primo libro che regalai ad Alessia. Ci conoscevamo da pochi giorni e ci tenevo a regalarle qualcosa per il suo compleanno. Viaggi e libri hanno costituito tra noi un tessuto di esperienze e parole difficile da raccontare e ci hanno suggerito un’avventura che inizieremo presto. Apriremo una libreria indipendente e avvieremo le pubblicazioni con Caffèorchidea. Perché crediamo che ci sia ancora bisogno di storie, al mondo. E che la plastica passa – e magari inquina – ma le storie, quelle, restano!

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