I migliori romanzi tradotti del 2015
31/12/2015 blog

I migliori libri usciti in traduzione italiana nel 2015? Ecco quelli che sono passati sotto le nostre mani e che – a nostro avviso – meritano un po’ di attenzione.

È da poco uscito l’ultimo di Orhan Pamuk, La stranezza che ho nella testa (Einaudi): il libro più dickensiano dell’autore premio Nobel 2006 è bellissimo per ispirazione e scrittura. Restando in casa Einaudi segnaliamo anche La comparsa di Abraham Yehoshua, per aver dato vita a Noga – che in israeliano significa Venere – e ad una storia intima che si scontra con la crudeltà dei destini. Per la collana Stile Libero, abbiamo recensito in anteprima Ricordami così, di Bret Anthony Johnston e ci è piaciuto, lo diciamo qui.

Per gli appassionati di psicanalisi, proprio non bisogna perdere il singolare caso di Edgar L. Doctorow, La coscienza di Andrew (Mondadori). Un monologo sorprendente sulla possibilità di raccontarsi una vita, mettendo in discussione qualsiasi certezza.

Un libro consigliatissimo per il piacere della lettura, la rigorosa ricostruzione storica ed il brivido dell’avventura è Due uomini buoni, di Arturo Pérez-Reverte (Rizzoli – traduzione di Bruno Arpaia).

Sur nel corso dell’anno ha impreziosito il suo catalogo di tanti bei libri. Ne citiamo uno per tutti: Purgatorio, di Tomàs E. Martìnez. Una storia di ombre e di amore, nell’Argentina dei desaparecidos. Per passare dal Sud America agli Stati Uniti, consigliamo invece Jonathan Miles e il bellissimo Scarti (Minimum Fax). Una storia corale, che all’essenzialità del titolo contrappone una narrazione ricca, scorrevole e gioiosa. Ottima l’idea – e la copertina – del titolo italiano, a fronte dell’intraducibile Want not originale (riferito alla seconda parte di un noto proverbio: Waste not, want not – se non butti niente, avrai sempre abbastanza).

Merita attenzione “l’autobiografia impersonale” di Annie Ernaux. Gli anni (L’orma) è un racconto in cui la voce del narratore si fonde al coro della Storia e le vicende della Francia dal dopoguerra ad oggi diventano un po’ la storia di tutte le nazioni occidentali.

Frankenstein a Baghdad di Ahmed Saadawi (E/O) è ciò che di meglio abbiamo letto dalla lingua araba, in merito alla guerra in Iraq. Un libro che ha il respiro della grande letteratura e si aggira tra le strade di Baghdad con la stessa passione di un romanzo civile.

Infine citiamo velocemente i due libri più discussi dell’anno: Sottomissione di Michel Houellebecq e Il Regno di Emmanuel Carrère.

Il primo è il pessimo libro di un grande scrittore;  il secondo è un’affascinante ricostruzione storica inframezzata di noiosissime pagine autobiografiche. Un libro – a nostro avviso – decisamente sopravvalutato.

Facebooktwittergoogle_plusmail



« »